sabato 25 luglio 2009

Patrizia D'Addario forse ha cominciato così


foto tratta da
Il blog di Luigi Crespi

AAA Compagne di merende cercasi
(Correva l'anno 1995)
di Paola Borraccino

Insospettabile l’orario ed il recapito: h. 17,30-19,00 di una domenica
mattina. Hotel Sheraton a Bari.

Partiamo in quattro, senza considerevoli esperienze, ma carine; il nostro
obiettivo è trovare un lavoro saltuario per integrare le modeste entrate di studentesse universitarie.

Il testo sul giornale dice:” Agenzia di carattere nazionale ricerca:
Hostess, fotomodelle/i, indossatrici/tori, promoter, baby sitter.
Telefonare 080/872XXXX ”.

Tutte vorremmo fare le hostess, ma ci accontenteremmo di fare le
promoter; anche sopportare piccoli Unni, sotto mentite spoglie di
bambini va bene. Siamo vicini all’estate e non si può rinunciare
a vedere la solita isola greca, con 3 kilometri di spiaggia deserta.

Arriviamo sul posto puntuali, agguerrite, truccate e vestite in
perfetta sintonia con l’ambiente.

La Rossa in macchina ci ha raccontato che una sua amica è venuta
qui ieri, le ha descritto il colloquio con il “tipo”, un Tinto
Brass dei poveri.
Stiamo ancora ridendo mentre entriamo nella hall.
“L’ha sparata un po’ grossa”, “È impossibile”, ”Avrà frainteso”
sono i commenti.
Sebbene ci abbia accompagnato, la Rossa è restia ad andare
all’appuntamento; noi facciamo le superdonne e proseguiamo impavide.

Quando nominiamo la società che sta svolgendo una selezione, negli
occhi del receptionist compare un lampo di scherno e la bocca si
atteggia ad un discreto sorriso.
Mary sottolinea la cosa e chiede spiegazioni, il ragazzo però
conosce il suo dovere e tace.

Prendiamo l’ascensore panoramico che trasforma la nostra frizzantina
eccitazione in ansia; nessuno però osa confessarlo.

Siamo al piano. Con noi è salito un ragazzo distinto, pensiamo tutte
che possa essere dell’agenzia e parliamo a bassa voce.

La sala si trova in fondo ad un corridoio molto angusto, vicino alla
uscita di sicurezza.
È Raffaella questa volta che rileva il particolare, peraltro non
sfuggito ad alcuna di noi.

Bussiamo. Nessuno risponde e non si odono rumori.
Dopo qualche secondo apriamo piano la porta, all’interno un uomo si
aggiusta i pantaloni. Esce fulminea una ragazza, è bionda tinta,
molto procace, trucco pesante, ha il volto acceso ed è visibilmente
alterata.

Ci guardiamo sgomente, l’amica della Rossa aveva riferito cose esatte,
serpeggia la paura; forse qualcuno sta per proporre qualcosa, quando
una voce all’interno invita ad entrare.
Le mie amiche(?) dicono: ”Entra tu”. Della serie armiamoci e partite.
”Beh…certo non mi violenteranno in un albergo a cinque stelle con dei
testimoni dietro alla porta” penso.

Mi siedo come se fossi ingessata in un busto e accosto i lembi del
cappotto per nascondere le gambe, indosso un pantaloncino; bestemmio
a fior di labbra per non aver optato per uno scafandro.

Mi accoglie l’uomo che ho visto prima: ora sta fumando, consuma la
sigaretta in pochi, lunghissimi, voluttuosi tiri, fino al filtro, il
posacenere è ricolmo di cicche.

Ha tra i 40/50 anni, mal portati, stempiatura lunare, capelli sulle
tempie lunghi ed oleosi, è in camicia e cravatta, sudato, se ho notato
bene, ha la fede al dito e l’aria stanca.

C’è anche un assistente, un piccoletto insignificante, sfoggia un
coordinato giacca e pantaloni in jeans, modello albanese post-sbarco,
e porta occhiali da miope.

Mi viene chiesto per quali figure professionali io abbia risposto
all’annuncio, rispondo: hostess e promoter, illustrando le mie
precedenti esperienze lavorative.
Poi, continuando, il tipo: “Sarebbe interessata a fare la
ragazza-immagine, fotomodella, indossatrice, accompagnatrice di affari?”

Io: “No. Non credo di avere i numeri giusti, ma soprattutto ho problemi
di orario, non potrei fare un lavoro che si protragga oltre le 20.00”.

Lui: “Per gli orari ci si potrebbe mettere d’accordo. Non hai mai
pensato di fare l’accompagnatrice?”

Penso: “ Ci siamo”, poi ad alta voce con il tono da ingenua “Non so
neanche in che cosa consista.”

“Lei accompagna uomini di affari a pranzo e a cena, se c’è un dopo
questo dipende esclusivamente da lei. Il suo lavoro inizia quando la
persona viene a prenderla e finisce alla fine del pranzo”.

Si potrebbe fare della facile ironia su questa figura da commensale a
pagamento, ma riesco solo a dire: “Capisco” e poi mi affretto ad aggiungere
”Direi proprio di no, sono orientata per quello che dicevo prima”.

“Noi come agenzia curiamo anche questo tipo di servizi, ma vuole mettere,
quanto guadagna una promoter? Qui invece parliamo di parecchi soldi, di
banconote da centomila una sull’altra”.

Parla della cosa in modo così naturale da farla apparire allettante:
“Già” replico io debolmente, “ma è un po’ pericoloso”; questa è l’unica
frase che mi viene sul momento, con buona pace di tutti gli insegnamenti
morali impartiti in una vita.

“Perché? Assolutamente no.” Poi incalza: “ Noi lavoriamo a Milano da
venti anni e a Corato da due, ora ci trasferiamo a Bari ci consegnano gli
uffici il 15 Aprile all’Executive.

La nostra è una clientela di persone di un certo livello. Ad esempio la
ragazza che è uscita prima, ha pranzato qui oggi” fa segno con l’indice
verso l’alto, si riferisce al ristorante sulla terrazza “ed il cliente
le ha regalato un milione”.

Io: “Avrà gradito la compagnia”.

Lui: “La compagnia?!”, come per dire: -Ci fai o ci sei?-

Io, calcando il tono e guardandolo dritto negli occhi: “Non era di
questo che stavamo parlando?”.

Sono rilassata, è gente che nel suo mestiere ci sa fare, abituata a
considerare questo lavoro come uno qualunque del settore del terziario,
sarebbe da provinciale scandalizzarsi, sono secoli che esiste
e non vedo ombra di sfruttamento.
Ciò che mi sorprende, da buona meridionale, è l’organizzazione aziendale:
il solerte, efficiente, europeo Nord che viene a civilizzare queste
lande deserte.

La vicenda sta persino rivelando degli aspetti buffi: usufruiranno di
sovvenzioni statali per aver creato posti di lavoro? In caso di
insolvenza, cosa pignoreranno le Banche? Forse è prevista
l’amministrazione straordinaria delle imprese in crisi, che hanno
tentato il rilancio delle zone depresse.

Mi metto più comoda: mi apro il cappotto, un gomito sulla scrivania,
le gambe accavallate e mi abbandono finalmente contro lo schienale.

Lui mi squadra attraverso il fumo della sua sigaretta, mentre prende
appunti e, in verità, lusinga la mia vanità femminile lo sguardo di
approvazione di costui, un esperto nel campo.

Oltre i dati classici, compila la scheda personale in maniera
dettagliata: colore di capelli, degli occhi, taglia, misura di scarpe
e misura seno-vita-fianchi.

Rispondo gaia e scherzo anche sul fatto che ho misure da maggiorata,
pur avendo taglia ridotta: merito della sola cassa toracica.
Il tipo però è serio e continua ad avere un atteggiamento da
professionista; riflettendo non ha detto due frasi uguali, è esauriente
e va dritto al punto, senza perdere tempo.
Gli ribadisco la preclusione al discorso “accompagnatrice” e per contro
la mia disponibilità per fare servizio di hostess e promoter.

Mi dice ancora: “ Tenga conto che se lei è di Bari, non le faremmo
incontrare persone di Bari, e saremmo in tre a saperlo: io, lei ed il
cliente (o lo ha chiamato utente?).
Poi rivolgendosi al suo assistente: ”Tu domani lavori all’università?”;
quello annuisce, ”quindi domani non puoi venire”.
Infine rivolto a me: ”Ci pensi per quel discorso e mi faccia sapere”.
Si alza e mi porge la mano.

Quando esco le mie amiche mi interrogano ansiose, rispondo solo:
“È proprio come avevano detto”.
Nel frattempo entra nella stanza il ragazzo che era salito con noi
in ascensore.

Oltre alle mie amiche ci sono altre ragazze che Mary ha provveduto
ad informare, il tempo di dire “andiamocene”, tutte hanno girato i tacchi.

La porta si apre, esce il ragazzo, è stato dentro mezzo minuto. Dalla stanza
una voce: “Avanti la prossima”, si precipitano tutti dentro l’ascensore.

Mentre le altre starnazzano, io mi domando presso quale facoltà lavori il
piccoletto con gli occhiali; se lo trovassi dietro alla cattedra…ma qualcuna
sta dicendo: “Denunciamolo, questa è induzione alla prostituzione”.

È arrivato il comitato per la salute pubblica.

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