domenica 23 ottobre 2011

Lupi di fronte al mare

Carlo Mazza
pp. 391
Edizioni e/o
Euro 19,50
recensione di
Paola Borraccino









Appassionante come una partita a pocker il romanzo di Carlo Mazza, il quale, però, commette un errore sul finale, perdendo parecchie delle fiches idealmente guadagnate fino a quel momento dal suo lettore.

   La storia è ambientata in una Bari che qui ha il respiro di una città metropolitana e "si mostra quale rappresentazione di un intero Paese".

   La quarta di copertina recita: "Il capitano Bosdaves, militare ironico e disincantato al comando di una compagnia di Carabinieri, penetra nella coltre vischiosa di un intricato sistema di interessi e complicità, che lega la malavita e la politica alla sanità privata e agli ambienti finanziari".

   In effetti, la lettura di Lupi di fronte al mare risulta più istruttiva di una lezione sulla mafia e più veritiera di un articolo di un quotidiano, in quanto l'autore, che lavora in banca da trent'anni circa, svela i meccanismi del finanziamento occulto ai partiti, degli appalti truccati, quindi della cappa della corruzione che, fosse pure in modo ed in misura diversa, corrompe quasi tutti attraverso il perverso gioco di blandizie, prebende e ricatti.

   Veniamo, però, ai limiti dell'opera del barese Mazza.

   La narrazione è molto "visiva", sicché se è vero che e le quasi 400 pagine corrono, è anche vero che pochi passaggi meritano una pausa di riflessione: fa molto scuola americana di scrittura. Sia ben chiaro, questo non è necessariamente un difetto, piace molto al lettore medio, in genere è un elemento connotante dei best seller, tuttavia... non per fare gli snob, ma è uno stile televisivo, efficace, ma povero.
   Per vero, questo elemento, che credevo frutto di una mia impressione, è confermato dallo stesso autore, il quale in una intervista dichiara: "Amo il cinema e ho scritto il romanzo come se scrivessi la sceneggiatura di un film e immaginando che ad interpretare i ruoli fossero: Fabrizio Bentivoglio (Bosdaves); Sergio Rubini (Spadaro); Laura Morante (Irene); Valentina Lodovini (Martina). Addirittura, descrivendo Spadaro, avevo davanti agli occhi una foto di Rubini".

   La prosa è semplice e il periodare sciolto, non fratto, ma mai prolisso.
   La voce narrante spiega giusto il necessario, i personaggi sono descritti in presa diretta; Carlo Mazza preferisce che essi si raccontino da soli, attraverso le proprie parole ed azioni. 

   La parte più interessante dal punto di vista linguistico è sicuramente l'alternanza tra il linguaggio formale che i notabili usano nelle occasioni pubbliche (forbito, persino aulico) e quello informale che usano nei colloqui a porte chiuse (crudo e spietato).

   Anche l'habitat dei malavitosi è ben rappresentato, soprattutto perché Carlo Mazza riesce ad evidenziare che, alla fine dei giochi, costoro si caricano del lavoro sporco, ma sono solo delle pedine spostate dai delinquenti in giacca e cravatta che hanno fatto le "scuole buone". Inoltre, mentre i primi, esecutori materiali, prima o poi incappano nelle maglie della giustizia, i loro sodali, e mandanti morali, rimangono quasi sempre impuniti.

   Alcuni hanno paragonato il romanzo del barese Mazza a Gomorra di Saviano, altri a Il giorno della civetta di Sciascia: a mio modesto avviso i paragoni sono azzardati, tuttavia devo riconoscere che Lupi di fronte al mare è migliore di molti libri pubblicati negli ultimi anni sugli stessi temi.

   Come ho anticipato, la storia cade sul finale, un po' affrettato, peccato! Anche l'indagine sfrutta troppo delle coincidenze ed è poco credibile. 
   Per il resto, è un lavoro interessante, soprattutto per la romantica figura del protagonista, il capitano Bosdaves, il quale, pensa che nella vita bisogna rassegnarsi al disordine, ma poi combatte con la forza di chi è convinto che l'impegno di ciascuno possa fare ancora la differenza per rendere il mondo un posto migliore.

   Voto 7

   Consigliato
   A tutti coloro che credono che il federalismo fiscale risolverà i problemi della sanità in Italia.

   La citazione
   pp. 300
   
   Parlavamo così, senza rabbia, con il cuore in apnea. I nostri brevi dialoghi erano lacerati da una finta leggerezza che mi angustiava.


sabato 15 ottobre 2011

Alla fine di un giorno noioso

Massimo Carlotto
pp. 177
Edizioni e/o
Euro 17
recensione di
Paola Borraccino








Avevo sentito parlare spesso dei libri di Massimo Carlotto e dei premi prestigiosi che ha vinto, specie per Arrivederci amore, ciao, per cui ho acquistato il romanzo noir Alla fine di un giorno noioso abbastanza fiduciosa.

Ebbene, il fatto che l'incipit e la lettura random di alcune pagine non mi avessero soddisfatto avrebbe già dovuto fornirmi qualche indicazione sulla qualità del libro, invece io ho ignorato la prima impressione e ho voluto leggere integralmente la storia.

 "In una tranquilla città del Veneto, Giorgio Pellegrini gestisce un locale alla moda: giocattolo perfetto con cui siglare accordi sottobanco con politici corrotti, giri clandestini di prostituzione d'alto bordo, traffici illegali e appalti truccati". Dietro questa giostra coloro che muovono i fili sono persone insospettabili, molto attente a mantenere una parvenza di rispettabilità.
Insomma, ipocrisia e illegalità, purtroppo ordinaria amministrazione di un Paese a coriandoli che sta smarrendo il senso del decoro e la solidarietà sociale.

Che dire, però, del risultato artistico? Deludente.
L'ambientazione è ben descritta: il sottobosco della politica, tra portaborse, semplici pedine, un certo tipo di imprenditori furfanti e amministratori pubblici corrotti, tutti con la coscienza pulita (perché mai usata). Per il resto l'opera è molto povera, sembra un fumettone; sì, anche avvincente in alcuni passaggi, però i personaggi sono inconsistenti, delle vere e proprie figure di carta.
In certe scene, poi, verrebbe voglia di prendersi un manga spinto, perché perlomeno lì certe scene di sesso sado-masochista hanno una regia più curata, senza contare che sono più credibili.

Sorge, poi, spontanea una domanda: Massimo Carlotto quali compagne di banco ha frequentato a scuola? Non conosceva le sorelle degli amici? Si reca a fare la spesa al supermercato?
Tutto questo per dire: Carlotto non conosce una donna normale, che abbia un minimo di personalità che non sia necessariamente una mignotta o patetica? E basta, non se ne può proprio più di questi stereotipi!

Anche uno scrittore di noir si deve porre il problema di non circoscrivere la sua narrazione entro i claustrofobici recinti del genere. Non è perbenismo il mio, ne faccio una questione estetica: la successione degli eventi è scontata, lo stile piatto.

Per dovere di cronaca mi limito a registrare che i libri di Carlotto sono tradotti in molte lingue e vendono molte copie: ora, che un italiano si faccia conoscere nel mondo per meriti artistici e non per dare il nome a dei bordelli fa sempre piacere, ciò nonostante la popolarità di uno scrittore non è un buon motivo per comprare le sue opere, cercherò di ricordarmelo la prossima volta.

Voto
Per il lettore comune 6, per gli amanti del genere 7-.

La citazione
Non ho trovato nulla che mi abbia colpito in particolare, tuttavia la spiegazione del finanziamento occulto dei partiti, il meccanismo della corruzione negli appalti pubblici e del riciclaggio del denaro sporco rendono almeno il libro degno di essere letto.

Clicca qui per leggere le altre recensioni su "Alla fine di un giorno noioso", tutte positive (io, lettrice appassionata di Scerbanenco, rimango comunque del mio parere).

Video di una breve presentazione del libro dello stesso autore.