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venerdì 30 ottobre 2009

LE COINCIDENZE NON ESISTONO/2



Il Parlamento dei nominati impuniti, saldamente ancorati alle poltrone,
salva uno dei suoi, nella prospettiva che oggi tocca a te e domani
potrebbe toccare a me, per cui tutti inquadrati e coperti.

Il momento è ok per... ta ta, ta ta, ta ta ta ta ta:
MATTEOLI!

L'aula vota la non autorizzazione a procedere, niente processo
per favoreggiamento per l'esponente pdl. "Era nell'esercizio
delle sue funzioni".

Si veda il post del 31 luglio 2009 su questo sito e dopo si
legga qui di seguito.

Fonte
http://www.dire.it/DIRE-POLITICO/lodo_matteoli.php?c=25860&m=9&l=it

ROMA - L'aula della Camera vota la non autorizzazione a procedere nei
confronti del ministro alle Infrastrutture, Altero Matteoli, salvandolo
in pratica da un processo per favoreggiamento per aver informato, nel
2004, l'allora prefetto di Livorno, Vincenzo Gallitto, di un'inchiesta
a suo carico per abusi edilizi. A votare a favore sono stati Pdl,
Lega e Udc. A votare contro Pd, Idv. I sì sono stati 375, i no 199,
nessun astenuto.
L'assemblea di Montecitorio conferma la decisione della Giunta per le autorizzazioni, approvata nel luglio scorso, secondo la quale il reato
di cui era accusato l'allora ministro dell'Ambiente è di tipo
ministeriale, ossia compiuto nell'ambito delle sue funzioni.
"E' la prima volta- sottolinea il relatore, Maurizio Paniz (Pdl)- che
nell'aula della Camera si affronta l'articolo 96 della Costituzione.
C'è un unico precedente al Senato".
L'articolo in questione così recita: "Il presidente del Consiglio dei
ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti,
per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla
giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della
Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite
con legge costituzionale"
. Il voto è avvenuto a scrutinio segreto.

PD: "GRAVISSIMO" - "Oggi si commette una cosa gravissima, sia da un
punto di vista della forma che della procedura". E' quanto dice il
vice presidente del Pd alla Camera, Gianclaudio Bressa, all'avvio
della discussione in aula del 'lodo Matteoli'. "la Camera- prosegue-,
così, si sostituisce a un tribunale per qualificare il tipo di reato".
Bressa contesta poi che sia Montecitorio a decidere sull'autorizzazione
a procedere e non il Senato, dove il ministro è stato eletto in questa
legislatura. "E' stupefacente, orribile- continua l'esponente del Pd-
che un ramo del Parlamento decida una strada diversa da quella definita
dalla Costituzione".

DI PIETRO: "LA CASTA LA FA FRANCA" - "E' compito dell'autorità
giudiziaria decidere cosa è penalmente rilevante e cosa non lo è, e
non del Parlamento".
E' quanto afferma Antonio Di Pietro intervenendo nell'aula della Camera
nel corso del dibattito sul cosiddetto 'lodo Matteoli'. "Il Parlamento
non decide nel merito di un reato- sottolinea il leader Idv- anche in
questo caso si by-passano le regole del gioco utilizzandole in modo
illegittimo.
Dall'immunità si passa ora all'impunità perchè si vuole sfuggire al giudizio
dei giudici. Con una beffa del destino- continua- quello che non è riuscito
per il premier, prima con il lodo Schifani e poi con il lodo Alfano, entrambi bocciati, si cerca di attuarlo per un ministro del suo governo". Poi,
rivolgendosi ai banchi del ministri, Di Pietro dice: "Oggi siete qui
al gran completo non per parlare dei problemi reali della gente, ma perchè
dovete pigiare un bottone per salvare la poltrona a un vostro sodale.
L'Idv- aggiunge- vota contro la decisione della Giunta di concedere
l'impunità e permettere che ancora una volta la casta la faccia franca
rispetto ai cittadini comuni".
28 ottobre 2009

Per chi si voglia documentare sul sito del Senato si può leggere
il resoconto sommario della Giunta delle elezioni e delle
immunità parlamentari al seguente link
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=16&id=00426849&part=doc_dc-sedetit_mdc&parse=no

venerdì 31 luglio 2009

Le coincidenze non esistono


da "L'Unità"

Figlio del giudice
costituzionale
che deciderà
sul Lodo Alfano
nominato a capo
dell'Aviazione
Civile

La storia è questa:
un avvocato di 44 anni è promosso alla guida di un importante ente
pubblico mentre il padre, giudice, è impegnato in una decisione assai
delicata che riguarda il ministro che ha proposto e ottenuto la nomina
del figlio.

Probabilmente si tratta solo di una coincidenza, uno di quegli incroci
temporali che neppure il diavolo riuscirebbe a mettere in piedi.
Probabilmente. E al bando i maligni, chi ci vuole vedere altro, piani
e strategie. Magari scambi di favori, ohibò. E però la storia
va raccontata tutta. Per filo e per segno.

Il 4 di giugno l’avvocato Alessio Quaranta,
44 anni, sposato, due figli, professionista stimato, un curriculum segnato
dai ruoli dirigenziali all’interno dell’Enac, diventa n°1 dell’Ente
nazionale di aviazione civile, l’organismo che decide tutto in materia
di voli, aeroporti e licenze e sicurezza. Insomma, un Signor incarico.

La nomina di Quaranta viene fatta dal Consiglio dei ministri su proposta
del ministro competente, Altero Matteoli ( Trasporti).

Un paio di settimane dopo, anche se i giornali ne parlano solo il 9 luglio,
succede che un altro Quaranta, Alfonso padre di Alessio e giudice della Corte Costituzionale, partecipa al voto che in qualche modo “assolve” proprio
il ministro Matteoli dall’accusa di favoreggiamento.

Qui serve una parentesi. Perchè c’è una storia nella storia.

Nel 2004 il ministro Matteoli è accusato di favoreggiamento dalla procura
di Livorno per aver avvisato il prefetto di un’indagine a suo carico per
presunti abusi edilizi relativi alla costruzione di un residence all’isola d’Elba.

All’epoca Matteoli è ministro dell’Ambiente e in quanto tale chiede alla Giunta per la autorizzazioni a procedere di deliberare che «i fatti a lui ascritti siano dichiarati attinenti alle sue funzioni ministeriali».

Nel frattempo il tribunale di Livorno, dopo che il Tribunale dei ministri di Firenze si era spogliato del procedimento perchè non si trattava di reato ministeriale, rinvia a giudizio il ministro per favoreggiamento.

Matteoli si oppone, investe della questione la Giunta della camera che solleva il
conflitto di attribuzione di poteri presso la Corte Costituzionale. La quale, e torniamo a oggi, decide di rinviare tutto alla Giunta della Camera.

Ma quella della Consulta non è stata una decisione serena. Anzi.
E’ stata presa a maggioranza - è ipotizzabile una conta di 8 sì e
sette no - e ha registrato la contrarietà del vicepresidente della Corte
Ugo De Siervo che, pur essendo il relatore, non scriverà le motivazioni di una scelta che non condivide.

Non si capisce infatti come possa essere una prerogativa ministeriale avvisare
una persona di essere sotto inchiesta.

E’ un fatto che la decisione della Corte sta facendo molto discutere nel merito.
E inquieta sapere che uno di quei giudici che hanno deciso, in un modo o
nell’altro, su una sorta di Lodo Matteoli, è il padre di un professionista
che lo stesso Matteoli ha appena promosso.

Coincidenze. E malignità. Nulla di più. Che però non finiscono qua. Infatti
l’ex dg di Enac, Silvano Manera, ex comandante di Alitalia, è candidato a
diventare consulente dello stesso ministro Matteoli.

Insomma, tutti contenti e nessuno a piedi.

Il caso Matteoli slitta a settembre. Sarà la Camera a decidere se il reato è ministeriale o meno. Resta aperto il caso Consulta: dopo la cena a casa del
giudice Mazzella con il premier, il sottosegretario e il ministro della
Giustizia, arriva ora il caso Matteoli-Quaranta.

E a ottobre, sempre la Consulta, dovrà decidere sulla costituzionalità del
Lodo Alfano.

In pratica se processare il premier oppure no.