mercoledì 17 agosto 2011

Accabadora

Michela Murgia
164 pp.
Einaudi Editore 2009
Euro 18
recensione di
Paola Borraccino








Superbo questo libro della sarda Michela Murgia, che della Sardegna ha tutti i profumi e i colori: la poesia del mirto fatto in casa, l'aspra genuinità dei formaggi ovini, l'abbacinante incanto azzurro del mare e il nero degli scialli delle donne anziane.

Avevo già letto di Michela Murgia "Il mondo deve sapere" anni fa (da cui il regista Paolo Virzì ha liberamente tratto il film "Tutta la vita davanti"), ma i due lavori sono talmente diversi che sembrano provenire da autori diversi. È inutile fare pagoni tra le due opere, ma serve da spunto per evidenziare l'eclettismo di questa scrittrice, veramente unica nel suo genere, la quale quest'anno ha pubblicato (sempre per l'Einaudi) Ave Mary, un saggio con un poderoso apparato critico degno di una tesi di dottorato, ciò nonostante né pedante né noioso.

In somma, la Murgia è una donna, una intellettuale, con la quale sarebbe bello potersi confrontare di persona su temi culturali vari; non avendo questa fortuna, bisogna leggere i suoi scritti, seguirla nei passaggi televisivi, agli eventi cui presenzia e tramite il suo blog (consiglio vivamente di ascoltare i venti minuti del suo intervento all'incontro tenutosi a Cagliari, l'8 marzo 2011, "Donne, tutta un'altra storia" caricato in home page).

Tornando all'Accabadora, sul sito della Einaudi si spiega che in sardo, «accabadora» è colei che finisce, agli occhi della comunità, non un'assassina, ma una madre amorevole, l'ultima madre, che con un gesto pietoso, aiuta il destino a compiersi. Della trama si racconta che Tzia Bonaria è la vecchia sarta che conosce sortilegi e fatture, e Maria, la bambina che Tzia Bonaria ha preso con sé per crescerla come una figlia, una fill'e anima.
Una trama scarna. E una lingua scarnificata, che, però, sa restituire agli oggetti e ai loro nomi il mistero che preesiste alla "violenza sottile dell'analisi logica".

Dal punto di vista estetico, lo stile, in certi momenti, è addirittura sublime, raggiunge vette paragonabili solo ai grandi classici della letteratura mondiale.
La narrazione, poi, è così intensa che si è costretti a sospendere la lettura, perché innesca una tensione orgasmica, che fa quasi male. Mette i brividi.

Vien da chiedersi cosa si possa leggere dopo un libro simile: al termine di un banchetto a base di pietanze dal gusto carico, che hanno saturato i sensi, o si digiuna per un po' o si ripiega su un cibo semplice come il riso!
Io, nei giorni successivi, non sono riuscita a sfogliare che riviste di diritto, perché qualunque libro di narrativa mi capitasse tra le mani, dopo una rapida scorsa, mi appariva scialbo e banale.
E poi mi domando, che cosa potrà scrivere mai Michela Murgia per superare se stessa? Impossibile.

Voto 9 +

Consiglio
Da leggere e, dopo qualche settimana, da ri-leggere, per riassaporare alcune frasi stupende, senza avere più l'urgenza della storia da finire.

La citazione
pag. 92
[…] ci sono pensieri che non sopportano la luce piena. Non possono nascere che di notte, dove la loro funzione è la stessa della luna, necessaria a smuovere maree di senso in qualche invisibile altrove dell'anima.

pp. 159-160
Continuò a fare quello che aveva fatto fino a quel momento, interpretando l'attesa con la metodicità visionaria di chi costruisce case prima che esistano le strade che dovranno condurvi.

L'impensabile l'assalì […] Maria aveva compreso che molte delle cose che accadono non sono che parodia delle cose pensate.

sabato 6 agosto 2011

Che il velo sia da sposa! (Ayza Atgawwiz)

Ghada Abdel Aal
Epoché edizioni 2009
204 pp.
Euro 15
recensione di
Paola Borraccino









Tutte le donne occidentali scolarizzate e ossessionate dal matrimonio dovrebbero leggere il racconto delle vicissitudini di questa giovane farmacista egiziana, anzi tutte le donne occidentali. Senza eccezioni.

"Che il velo sia da sposa!" nasce da un blog in lingua araba (http://wanna-b-a-bride.blogspot.com/ trad. "Voglio essere una sposa/Voglio sposarmi) che" ha ottenuto un successo di pubblico tale da spingere l'importante casa editrice Dar El Shorouck a chiedere all'autrice di adattarne i contenuti per trasfonderli in un libro".

La quarta di copertina ci informa che oggi il romanzo è un best seller da cui sarà tratta anche una serie per la televisione egiziana e noi non ne dubitiamo: sembra incredibile, ma dopo secoli trascorsi a lottare per l'emancipazione femminile, pare che adesso la tendenza si sia invertita e tutto il sistema della comunicazione metta al centro dell'ideale universo delle donne il matrimonio, come in un libro di Jane Austen! Per esempio, quando vidi la prima volta il film "Il matrimonio del mio miglior amico" ricordo di aver pensato che, a parte il personaggio dell'amico editor interpretato da Ruper Everett, sarebbe potuto essere tranquillamente un film girato negli anni '50.

Se è vero che la voglia di stabilità è comprensibile, così come è vero che il matrimonio è una istituzione fondamentale della nostra società, ho sempre trovato triste, anzi no,  proprio offensiva l'idea che una donna debba necessariamente realizzarsi nel matrimonio, come dire che tutte le altre sono delle povere sfigate?
Che strano, mi vengono in mente Maria Montessori, Ilaria Alpi, Rossana Rossanda e "donne non realizzate" è una espressione che non riesco ad associare alla loro figura. Senza, comunque, scomodare tali eccellenze, mi vengono in mente tante donne meravigliose che incontro ogni giorno.

Che senso ha dividere le donne in coniugate e single (o zitelle)?
L'unica differenza di cui ci si dovrebbe preoccupare è quella tra persone corrette, serie, per bene, responsabili, oneste e quelle che tali non sono, è una cosa talmente banale che è assurdo persino star qui a commentare, ma evidentemente certi concetti ancora tanto scontati non sono!

Il consiglio
Da leggere dopo aver visto il film Sex and city 2, basato sull'omonima serie televisiva, per incrinare quella falsa illusione si superiorità ed emancipazione, che fonda l'orgoglio delle donne occidentali, perché sorridendo sui paradossi altrui si possa riflettere con maggiore onestà intellettuale sui nostri.

Voto 7-

La citazione
pag. 191

"Ci è appena ... giunta...la notizia... come una doccia fredda!!!
Questa creatura perfida non ci ha detto nulla, non le abbiamo sentito proferire una sola parola sull'argomento...
La lasciamo un giorno, il giorno dopo torniamo e la vediamo entrare, piazzarsi al centro della farmacia e ... oplà! Sollevare la mano sinistra su cui brilla un anello.
- Non mi fate gli auguri, ragazze ? Mi sono fidanzata!

[…]
Pochi secondi, e tutte si voltano lentamente verso di lei con occhi fiammeggianti, tanto che la ragazza indietreggia di due passi, pronta a darsela a gambe.
[…]
... e noi tutte ci guardiamo perplesse sul da farsi, dato che non sarebbe gentile non andare a congratularci con lei. E così ognuna di noi tira fuori dalla sua borsetta il sorriso di ricambio che ci portiamo dietro proprio per le occasioni come questa".