Una fotografia che ritrae il vicequestore Ninni Cassarà pochi mesi prima che fosse ucciso all'età di 37 anni. |
Descritto dalle cronache dell'epoca come moderno e sfrontato, il commissario aveva eccellenti doti di dirigente (era a capo della squadra investigativa a Palermo), ma anche tutte le qualità di un ottimo poliziotto, tanto è vero che non disdegnava operazioni come la stesura manuale di un interrogatorio o il lavoro di pedinamento. Un'abnegazione incomparabile al lavoro, che divenne totalizzante negli ultimi tempi, quando egli era alla ricerca degli assassini dei colleghi caduti nella lotta contro la mafia.
Per le sue qualità professionali e umane era molto stimato e amato dai suoi sottoposti, tanto è vero che il giovanissimo agente Roberto Antiochia, rientrò qualche giorno prima dalle ferie appositamente per fare da scorta al capo, per non lasciare il commissario solo (queste le sue parole, rivolte alla madre il giorno della sua partenza); infatti fu ucciso insieme a Cassarà nell'agguato. Tali sentimenti erano ricambiati dal funzionario, il quale per eccesso d'amore paterno commise uno sciagurato sbaglio, per coprire proprio un guaio commesso dai suoi uomini, mentre egli era altrove.
Il 28 luglio 1985, infatti, era stato ucciso il collega e amico fraterno di Cassarà, Beppe Montana, detto Serpico, dirigente della sezione che dava la caccia ai latitanti mafiosi, di ritorno da una gita in barca in compagnia della fidanzata e di alcuni amici a Porticello, una località balneare a pochi chilometri da Palermo.
Nei giorni immediatamente successivi, i poliziotti fermarono un giovane, appartenente ad una famiglia mafiosa, che c'erano buoni motivi di ritenere fosse stata responsabile dell'omicidio di Beppe Montana.
Il fermato fu sottoposto ad un duro interrogatorio ed, in seguito alle percosse, morì. Ci fu un maldestro tentativo di far passare quell'omicidio per una morte naturale e questo scatenò la reazione veemente dell'opinione pubblica, sapientemente orchestrata da organi di stampa al soldo delle cosche mafiose.
Il commissario Cassarà assunse su di sé la responsabilità dell'incidente, nonostante non fosse presente in Commissariato al momento dell'episodio e, così facendo, si alienò le simpatie dei cittadini comuni, delusi dai metodi poco democratici della Polizia.
Quei terribili anni sono magistralmente raccontati dal giornalista Saverio Lodato nel suo libro "Trent'anni di mafia", che io consiglio di leggere, perché è difficile parlare della storia dell'uomo Cassarà, se non si conosce il contesto in cui egli ha combattuto la sua lotta per la difesa del nostro bellissimo e sciagurato Paese.
Infine, mi permetto di suggerire alcuni link che potrebbero servire per meglio ricostruire quegli anni.
Dato che questa estate abbiamo si è parlato di consorterie, cricche e P3, per tenersi preparati potrebbe essere utile ripassare la storia della P2, nella puntata BLU NOTTE- Misteri italiani - L'ombra oscura della P2.
Si veda anche il video sulla deposizione al processo Chinnici (a partire dal minuto 2.10) , basata sul rapporto 162.
In questa immagine Cassarà è accanto al giudice Giovanni Falcone a al procuratore capo Rocco Chinnici. |
http://www.aciap.it/ninnicassara%20anniversario.pdf e il video realizzato da Gabriele Suriano .
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