pp. 118
Feltrinelli
Euro 12
recensione di
Paola Borraccino
Spietato e bellissimo come l'alba che sorge sul campo di battaglia all'indomani di un combattimento cruento che ha lasciato innumerevoli vittime. Il romanzo della danese Janne Teller racconta una storia cattiva che mitraglia speranze e illusioni, illuminando brutte verità da cui distogliamo lo sguardo inorriditi, ma inutilmente: certe folgorazioni rimangono impresse nella memoria e continuano a strisciare nella mente del lettore anche a distanza di diversi giorni da quando si è terminata la lettura.
Non sorprende, dunque, che tradotto in tutto il mondo, fin dalla sua comparsa nel 2000, Niente abbia suscitato polemiche accese, fino all'esclusione dai programmi in certe scuole in Norvegia e in Germania, o al rifiuto di venderlo da parte di librerie francesi e spagnole. Così come non sorprende che unanime sia stato però il fenomenale successo di pubblico e critica, supportato da premi e riconoscimenti, quali "miglior libro del 2010" per il settimanale tedesco "Die Zeit", che ne hanno fatto un classico contemporaneo (dalla recensione di Girasonia76 blogger di Cuore d'inchiostro).
Ciò che rende la storia perfida è il fatto che abbia per protagonisti dei ragazzi di 13 anni. L'associazione spontanea è quella con il Signore delle mosche di Golding; infatti l'autore inglese e Janne Teller, pur avendo stili diversi, condividono molti elementi. L'ambientazione è realistica, anche se la situazione da cui si dipana la storia è paradossale e non verosimile in entrambi i casi, la prosa è lineare e semplice, eppure tagliente e mai piatta. I bambini/ragazzini sono capaci di compiere sevizie terribili con scienza e (in)coscienza. Gli adulti non ci sono e, anche quando sono presenti, non riescono a svolgere il proprio ruolo di adulti, di guide, di portatori di regole, di depositari del "senso".
Per quanto riguarda la trama dalla quarta di copertina leggiamo: "Se niente ha senso, è meglio non far niente piuttosto che qualcosa" dichiara un giorno Pierre Anthon, tredici anni. Poi, come il barone rampante, sale su un albero vicino alla scuola. Per dimostrargli che sta sbagliando, i suoi compagni decidono di raccogliere cose che abbiano un significato. All'inizio si tratta di oggetti innocenti: una canna da pesca, un pallone, un paio di sandali, ma presto si fanno prendere la mano, si sfidano, si spingono più in là.
Ascoltiamo, comunque, l'autrice in persona.
Ho cercato l'opera della teller in libreria, perché avevo letto molte recensioni e, come pochissime altre volte è capitato, ho constatato che il libro era all'altezza delle lodi ricevute; Niente è, effettivamente, un capolavoro moderno, un libro che diventerà un classico.
Ho iniziato a leggere le prime pagine in libreria per essere sicura dell'acquisto e poi non ho potuto più fermarmi fino all'ultima pagina.
In una spasmodica apnea di un'ora e mezza (forse meno) continuavo a tenere gli occhi fissi sulle pagine e stringevo le pagine quasi aggrappandomi al libro per paura di cadere, a causa della vertigine interiore che la lettura mi provocava; tanto è vero che soltanto quando sono uscita, mi sono resa conto di avere le dita intorpidite dallo sforzo prolungato. L'intera narrazione possiamo considerarla una climax: instilla una tensione nervosa, una attesa angosciante che permane, perché il finale non portà con sé neanche una catarsi. Lacerante.
Voto 8 e 1/2
Consigliato soltanto a chi sia una persona equilibrata e salda. Gli interrogativi che pongono questi ragazzini alla ricerca del senso della vita sono ineludibili e diretti come la sequela dei "perché" dei bambini: obbligano a cercare una risposta vera a domande fondamentali. E le risposte potrebbero non piacere, perché si rischia di constatare che
Ciò
che hai scoperto con orrore, risulta poi essere la semplice verità.
Elias
Canetti
Per questo, vietatissimo per i minorenni. Tendenzialmente sono contraria alle censure, ma questo è un libro pernicioso, può spingere al nichilismo e gli adolescenti non ne hanno davvero bisogno (su giovani e nichilismo si legga lo speciale "Adolescenza: le ceneri del senso della vita" su Doppio zero).
La citazione
La citazione potrebbe essere quella sopra riportata ("Se niente ha senso, è meglio non far niente piuttosto che qualcosa"), ma ciò che conta è la narrazione nel complesso.
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