pp. 240
Elliot Edizioni 2010
Euro 9,90 (edizione tascabile LIT)
recensione di
Paola Borraccino
Spiazzante il piacere della lettura di questo romanzo, apparentemente banale, perché coglie di sorpresa come quando ci si scopre affascinati da un corteggiatore che abbiamo sempre snobbato e considerato scialbo e noioso.
Forse il packaging è poco adatto al contenuto e ingenera un pregiudizio negativo: l'immagine in copertina e la collocazione del libro tra gli scaffali della letteratura rosa (per tacere del retro copertina rosa shocking) sicuramente fuorviano il probabile acquirente, il quale penserà di essersi imbattuto in uno di quei romanzetti da due soldi che affollano le edicole degli aeroporti di mezzo mondo.
Tutto il contrario.
Pubblicato in Svezia la prima volta nel 1998 con il titolo originale "Grabben i graven bredvid" ha ottenuto un enorme successo in patria e all'estero (*1) e da allora è stato tradotto e venduto in molti paesi, questo significa qualcosa!
Si consideri che sul mercato ogni settimana vengono riversate valanghe di titoli nuovi ed ormai sugli scaffali si avvicendano velocissime le novità e la maggior parte di esse si "bruciano" in poche settimane e finiscono direttamente al macero. Anche autori che vendono qualche migliaia di copie (che pure è un risultato ragguardevole) rimangono nelle librerie al massimo per pochi mesi e poi finiscono nei circuiti secondari, sulle bancarelle insieme ai libri usati, quelli fuori catalogo e le rarità per appassionati e collezionisti. Insomma, una strage che le nuove tecnologie digitali contribuiranno ad aumentare, con l'auspicabile vantaggio di un minor consumo di carta, almeno.
Tornando all'opera della Mazetti, per quanto riguarda la trama (dal sito della casa editrice):
«Desirée è una bibliotecaria di trentacinque anni rimasta vedova di un biologo bello e intelligente, che non ha mai però conosciuto davvero. Benny è un allevatore di vacche da latte, rimasto solo a gestire la sua fattoria da quando la madre è morta. I due si ritrovano a volte seduti sulla stessa panchina e l'antipatia è tanto reciproca quanto intensa. Fino a quando, un giorno, un casuale scambio di sorrisi fa scattare la scintilla e miracolosamente tutto cambia. Tra i due nasce un amore pieno di passione, ma segnato fin dall'inizio dallo "shock culturale". Man mano che trascorrono i mesi sembra che, invece di avvicinarsi, i due si allontanino sempre di più ...».
Sembrerebbe, dunque, una delle tante storie d'amore, condite con un pizzico d'ironia, che ci propinano in tutte le salse, invece il testo affronta uno dei pochi temi che costituiscono un vero tabù nelle società occidentali (tanto più nella socialdemocratica Scandinavia, che dell'Occidente rappresenta la massima evoluzione): esistono le classi sociali? Cosa determina l'appartenenza ad una classe sociale, il censo o la cultura?
Perché la cultura accademica (in particolare umanistica) è considerata sovraordinata a quella tecnica-specialistica, persino in settori vitali per l'economia come quello dell'agricoltura?
Oltre questo, l'autrice indaga una caratteristica prettamente femminile, quindi ci interroga sul perché le donne abbiano tante aspettative nei confronti dei propri uomini e cerchino di continuo di cambiarli e forgiarli ad immagine e somiglianza del prodotto dei loro desideri, obbligandoli ad un percorso di "miglioramento", degno del dittatore coreano Pol Pot. Mi viene in mente anche il romanzo "La signora Craddock" dello scrittore britannico William Somerset Maugham (*2), che del "Tizio della tomba accanto" potrebbe essere la naturale continuazione.
La protagonista Desirée nutre un'attrazione sessuale mai conosciuta prima per Benny, uomo molto diverso da quelli con i quali normalmente si relaziona e, ben presto, questa passione si trasforma in un sentimento molto più forte di quanto lei minimamente sospetti; la bibliotecaria, però, intenta com'è ad analizzare i propri sommovimenti interiori, è incapace di capire cosa le stia accadendo. Lei, infatti, pur così incline all'autonalisi, colta, intellettivamente curiosa (con interessi che spaziano da Sant'Agostino alle teorie di Lancan e all'opera lirica), è costretta a "prendere in prestito" da un'estranea uno sguardo su se stessa: dopo aver passato troppo tempo a studiare ogni singolo tassello del mosaico dei suoi pensieri, ha bisogno di qualcuno che le mostri come guardare e comprendere il disegno dipinto sulla parete del suo cuore.
La narrazione, sebbene costruita su uno schema non originale, risulta efficace e mantiene un buon ritmo, senza cadute di tono. Lo stile è semplice e il lessico comune, credo per scelta dell'autrice.
Il punto forte dell'opera è, senz'altro, l'analisi psicologica dei due protagonisti principali e di quelli secondari; per quanto rimangano sullo sfondo le altre storie danno maggiore consistenza e credibilità al racconto.
La parte meno convincente, invece, è il finale, la Mazetti pare non voglia assumersi la responsabilità di dare una risposta alla domanda che lei stessa tra le righe continuamente pone: l'amore basta? Lascia intravvedere uno sviluppo, ma a quel punto sarebbe stato meglio se si fosse fermata qualche rigo prima della fine. In ogni caso questo particolare nulla toglie alla bellezza del romanzo.
Voto 7
Consiglio
Per chi deve ancora scoprire che per l'amore vale la frase fatta pronunciare da Polonio nell'opera "Amleto" di Shakespeare: "Though this be madness, yet there is method in it" (Benché questa sia follia, eppure c'è un criterio).
N.B. Qui si possono leggere i primi due capitoli del libro in versione integrale.
p. 224
«Ciascuno si crea un inferno su misura, con ciò che odia di più. Per i popoli del Mediterraneo era il calore eterno, per quelli del Nord un regno di freddo glaciale e silenzio. Il mio inferno è fatto dagli errori che ho commesso e delle possibilità che mi sono lasciata scappare. Li percorro come in un film».
p. 225
«Mentre dicevo che noi avremmo dovuto fare delle rinunce e adattarci l'uno all'altra, in realtà intendevo che lui avrebbe dovuto adattarsi. Pensavo a tutte le soluzioni -sempre ammesso che pensassi- partendo dal presupposto che fosse lui a sacrificare qualcosa. Nella convinzione che fossi io la preda ambita, quella che poteva scegliere».
p.228
«... non ho mai creduto ai "matrimoni d'amore", quelli che cominciano annegando in una scollatura durante una danza. Poi, se la scollatura ha l'età e lo stato civile giusti, si avviano i soliti riti d'accoppiamento con cinema, cene di famiglia, Ikea e vacanze a Rodi e si finisce con il prenotare la parrocchia. Tutto fila secondo i binari stabiliti, finché non è ora della terapia di coppia.
Forse andava meglio quando erano i genitori a sceglierti la moglie, almeno potevi esser sicuro che ti saresti ritrovato con qualcuno più o meno simile a te. Poi non restava che abituarsi, perché tanto non te ne davano mica un'altra ».
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(*1)
(traduzione dallo svedese all'italiano a cura di Laura Cangemi, di cui si può leggere una nota sulla prima edizione del libro con il titolo "O me o muuh!" della casa editrice Salemi)
(* 2)
"La signora Craddock" è un capolavoro assoluto. Una casa editrice che seleziona i suoi titoli con grande cura come la Adelphi, recentemente, ha riscoperto l'autore William Somerset Maugham e ne sta pubblicando le opere, a cominciare da quelle più famose (es. "Il filo del rasoio" e "Schiavo d'amore"), tra le quali non compare "La signora Craddock", che si può trovare, comunque, ad un prezzo quattro volte inferiore ai libri dell'Adelphi nell'edizione della Newton Compton.
Ciao Paola!
RispondiEliminaHo appena scoperto il tuo blog (anche io ne ho uno simile) e devo dire che mi piace moltissimo!
Complimenti!
Grazie, anche il tuo blog http://goodnewsandgoodbooks.blogspot.com/ è interessante, hai una scrittura molto fresca ed efficace, complimenti. Buone letture!
RispondiEliminaPaola
Ho trovato questo romanzo molto carino ed interessante... Però a me il finale è piaciuto: non so se è corretto, ma vi ho colto la realizzazione di quanto lo stesso Benny aveva detto a Desirée (mi riferisco a quando lei si presenta a sorpresa in casa sua con le famose polpettine)... "Eh no, cara! Benny di Rönngården sarebbe stato naturalmente costretto a sposare la grassa Brita del podere confinante per estendere le sue proprietà. Ma avrebbe assunto la magrolina come servetta e di notte sarebbe sceso di nascosto da lei che dormiva sulla panca di legno della cucina e l'avrebbe messa incinta. E per quei figli avrebbe onestamente pagato la sua parte, affidando loro il bestiame da portare al pascolo. E che quella cicciona di Brita dicesse pure quello che voleva!" ... Piuttosto sarebbe stato interessante vedere fino a che punto Desirée sarebbe riuscita a sopportare la situazione nella quale lei stessa si è messa con la proposta finale! :D
RispondiElimina(mi secca fare traffici con account quindi mi firmo qui...) Maria Pia Di Dio